Nella spiritualità più che in ogni altro ambito preme capire che il carattere di una persona fa parte della sua intelligenza: senza un buon carattere – un carattere normale e pertanto nobile – l’intelligenza anche metafisica è in parte inoperante, poiché la conoscenza completa de quello che è fuori di noi ne esige una uguale di noi medesimi.
Il carattere di una persona è, per un verso, ciò che essa vuole e, per l’altro, quanto ama; la volontà e il sentimento prolungano l’intelligenza, sono, come essa – che con ogni evidenza li penetra – delle facoltà d’adeguamento. Conoscere realmente il Sommo Bene è, ipso facto, da un lato volere quello che ci avvicina a lui e dall’altro amare ciò che testimonia di lui; ogni virtù deriva alla fine da tale volontà e da questo amore. L’intelligenza che non si accompagna alle virtù dà origine a una conoscenza potremmo dire planimetrica: è quasi che si cogliesse unicamente il cerchio o il quadrato, ma non la sfera né il cubo.
Frithjof Schuon, Il Senso dell’Assoluto, Mediterranee, Roma, 2018, p. 57.
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