La vita d’un uomo, e per estensione l’intero suo ciclo individuale di cui tale vita e la stessa condizione d’uomo sono soltanto modalità, è infatti contenuta nell’Intelletto divino come un tutto finito, vale a dire come una possibilità determinata che, essendo ciò che è, non è in nessuno dei suoi aspetti altro che se stessa, giacché una possibilità è solo un’espressione dell’assoluta necessità dell’Essere; e da qui ha origine l’unità o l’omogeneità di ogni possibilità, che è dunque quello che non può non essere.

Dire che un ciclo individuale è contenuto in una formula definitiva nell’Intelletto divino equivarrebbe a dire che una possibilità è contenuta nell’Onnipossibilità, e questa verità dà la risposta più decisiva al problema della predestinazione. La volontà individuale appare allora come un processo che attua in modo successivo la concatenazione necessaria delle modalità della propria possibilità iniziale, che è così descritta o riepilogata simbolicamente.

Si può anche dire che, essendo la possibilità di un essere necessariamente una possibilità di manifestazione, il processo ciclico di quell’essere è l’insieme degli aspetti della sua manifestazione e perciò della sua possibilità, e che l’essere non fa altro, con la sua volontà, che manifestare, in modo differito, la sua manifestazione cosmica e simultanea; in altre parole, l’individuo descrive, analiticamente, la propria possibilità sintetica e primordiale che, da parte sua, ha il suo posto ineluttabile, perchè necessario, nella gerarchia delle possibilità; e la necessità di ogni possibilità poggia metafisicamente, come abbiamo visto, sull’assoluta necessità dell’Onnipossibilità divina.


Frithjof Schuon, Unità Trascendente delle Religioni, Edizioni Mediterranee, 1997, 72-73.

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