Per i Platonici — nel senso più ampio — il ritorno a Dio è dato dal fatto dell’esistenza: il nostro essere stesso offre la via del ritorno, poichè questo essere è di natura divina, altrimenti non sarebbe niente; bisogna pertanto ritornare, attraverso gli strati della nostra realtà ontologica, fino alla Sostanza pura, che è una; così diventiamo perfettamente “noi stessi”.

L’uomo attua ciò che conosce: la comprensione completa — in funzione dell’Assoluto — della relatività dissolve questa e riconduce all’Assoluto. Anche qui non vi è alcun antagonismo irriducibile tra Greci e Cristiani: l’intervento di Cristo può imporsi non perché la liberazione non consisterebbe nel ritornare, attraverso gli strati del nostro essere, al nostro vero Sé, ma perché la funzione di Cristo è di rendere possibile un tale ritorno. Essa lo rende possibile su due piani, l’uno esistenziale ed exoterico e l’altro intellettuale ed esoterico; essendo il secondo piano celato nel primo, solo questo può apparire alla luce del sole, e quindi per il comune mortale la visuale cristiana è unicamente esistenziale e separativa, non intellettuale e unitiva.

Donde un altro malinteso tra Cristiani e Platonici: mentre questi propongono la liberazione mediante la Conoscenza perché l’uomo è un’intelligenza, quelli considerano nella loro dottrina generale una salvezza per mezzo della Grazia perché l’uomo è una esistenza — come tale separata da Dio — e una volontà decaduta e impotente.

Ancora una volta si può rimproverare ai Greci di non disporre che d’una via di fatto inaccessibile alla maggioranza e di dare l’impressione che solo la filosofia salvi, come si può rimproverare ai Cristiani d’ignorare la liberazione mediante la Conoscenza e d’attribuire un carattere assoluto solamente alla nostra realtà esistenziale e volitiva anche ai mezzi che concernono questo aspetto, o di non prendere in considerazione che la nostra relatività esistenziale e non la nostra “assolutezza intellettuale”; il rimprovero mosso ai Greci non può tuttavia riguardare i sapienti, come quello mosso ai Cristiani non può toccare la loro gnosi, né la loro santità in genere.


Frithjof Schuon, Sguardi sui Mondi Antichi, Edizioni Mediterranee, Roma, 1996, pp. 61-62.