La debolezza è la convinzione abituale d’essere deboli; esser deboli vuol dire ignorare che ogni uomo ha acesso alla forza, a qualunque forza esista. La forza non è un privilegio dei forti, ma una potenzialità di ciascun uomo; il problema sta nel trovare l’acesso a quella forza.
Essere deboli vuol dire essere passivamente sottoposti alla durata; essere forti equivale a essere attivamente liberi nell’istante, nell’Eterno Presente.
Essere deboli equivale a cedere a delle pressioni, e si cede a delle pressioni poiché non si vedono gli effetti nelle cause. Il peccato è una causa, il castigo è l’effetto concordante. L’uomo è debole giacché manca di fede; la sua fede è astratta, ipocrita e inoperante; egli crede al Cielo e all’Inferno, ma agisce quasi che non ci credesse. Ora noi dobbiamo fuggire il male come fuggiremmo un fuoco che vedessimo avventarsi su di noi, e dobbiamo aggrapparci al bene come ci attaccheremmo a un’oasi che scorgessimo in mezzo a un deserto.
Frithjof Schuon, La Trasfigurazione dell’Uomo, Edizioni Mediterranee, Italia, 2016, p. 113.
Foto: Toro Seduto, in inglese Sitting Bull, in Lakota – Tatanka Yotanka.