L’alchimista trasforma il piombo in oro: estrae dalla natura vile e greve l’essenza nobile e splendente, l’intelletto puro, che a priori è sepolto sotto la pesantezza vile della natura decaduta.

Il tagliatore di pietre toglie dalla pietra bruta l’elemento informe, ne fa una verità geometrica, una norma, una bellezza ordinata secondo un prototipo universale: proprio così egli martella la sua anima per eliminarne il caotico, l’arbitrario, il grossolano.

Il muratore coordina le materie sparse e ne fa la dimora di Dio; dal caos indeterminato che era, la sua anima diviene il tempio della presenza divina, quel tempio il cui modello è l’Universo.

Sono queste altrettante forme d’ascesi interiore basate su operazioni fisiche; l’intelligenza contemplativa rende efficaci le analogie esistenti nella natura delle cose.*

* Questo parallelismo tra l’arte attiva e lo sviluppo spirituale appare in una maniera assai sorprendente nel Buddhismo Zen, dove il tiro all’arco per esempio dà origine a un’intera scienza iniziatica. Lo Zen deriva dal Dhyâna originale.


Schuon, Prospettive spirituali e fatti umani, Meditarranee, 2011, pp. 77-78.