Diciamo che c’è una Realtà assoluta, trascendente, non percepibile dai sensi, oltre lo spazio e il tempo; conoscibile però col puro Intelletto, mediante il quale essa si rende presente; una Realtà che, senza mai subire il minimo cambiamento, essendo incondizionata, origina — proprio per la sua Infinitudine — una dimensione di contingenza, o di relatività, per poter realizzare il mistero del suo irradiamento.
Considerato che “è nella natura del Bene volersi comunicare”, Dio vuol essere conosciuto non solo in Se stesso, bensì pure “dall’esterno” e a principiare da un “altro da Lui”; è la sostanza medesima della Possibilità divina.
Questo diciamo, o ricordiamo, a priori. Lo diciamo non perché lo crediamo soltanto, ma perché lo sappiamo, e lo sappiamo giacché lo siamo. Lo siamo nel nostro Intelletto transpersonale, che diffonde in maniera intrinseca la Presenza immanente della Realtà, e in mancanza del quale non saremmo uomini.
Frithjof Schuon, La Trasfigurazione dell’Uomo, Edizioni Mediterranee, Roma, 2016, pp. 65 e 66.