“La definizione e la portata della nozione d’esoterismo rimangono al centro d’un dibattito nella corrente tradizionale, cosa che emerge da diverse reazioni alla nozione di religio perennis com’è stata formulata da Frithjof Schuon. Sarà nostra intenzione cercare di sottolineare qui un certo numero di punti fondamentali che hanno potuto essere oscurati da sovraccentuazioni semplificatrici, o da pie esagerazioni suscitate da questo o quel contesto, o da tale o talaltra occasione. La nostra ambizione si limiterà così a fornire, nel modo più semplice e succinto possibile, una sorta di riassunto delle idee principali espresse da Frithjof Schuon sull’argomento, tanto nei suoi libri quanto in alcuni dei suoi testi non pubblicati.”
Nella spiritualità più che in ogni altro ambito preme capire che il carattere di una persona fa parte della sua intelligenza: senza un buon carattere – un carattere normale e pertanto nobile – l’intelligenza anche metafisica è in parte inoperante, poiché la conoscenza completa di quello che è fuori de noi ne esige una uguale de noi medesimi.
Offriamo qui un saggio di Martin Lings su Schuon e Guénon tradotto in italiano.
“Il nome di Schuon precede, nel titolo dell’articolo, quello di Guénon visto che si tratterà principalmente del primo; infatti abbiamo già dedicato un saggio soltanto a Guénon. Ma in teoria il loro messaggio non è che una sola e medesima cosa. Il tema essenziale delle loro opere è l’esoterismo, ossia l’aspetto interno della religione che Cristo ha riassunto dicendo ‘il Regno di Dio è dentro di voi’, o ‘cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto’.”
Per i Platonici — nel senso più ampio — il ritorno a Dio è dato dal fatto dell’esistenza: il nostro essere stesso offre la via del ritorno, poichè questo essere è di natura divina, altrimenti non sarebbe niente; bisogna pertanto ritornare, attraverso gli strati della nostra realtà ontologica, fino alla Sostanza pura, che è una; così diventiamo perfettamente “noi stessi”.
L’uomo è come sospeso tra il Cielo e la terra, o tra il Principio e la manifetazione universale, cosa che lo destina a vivere in due dimensioni: da un canto ha in modo esistenziale il diritto di fare l’esperienza dei doni della natura, diversamente la condizione umana terrestre non avrebbe contenuto positivo; ma dall’altro ha il dovere spirituale di rinunciare all’eccesso, se no perderebbe la sua relazione con la dimensione celeste e pertanto la sua salvezza. Ciò significa che l’uomo può, e deve, essere a un tempo “orizzontale” e “verticale”, l’antinomia che ne consegue è lo scotto dello stato umano, porta dell’immortalità beata.
Diciamo che c’è una Realtà assoluta, trascendente, non percepibile dai sensi, oltre lo spazio e il tempo; conoscibile però col puro Intelletto, mediante il quale essa si rende presente; una Realtà che, senza mai subire il minimo cambiamento, essendo incondizionata, origina — proprio per la sua Infinitudine — una dimensione di contingenza, o di relatività, per poter realizzare il mistero del suo irradiamento.
Quando parliamo dell’uomo pensiamo anzitutto alla natura umana in se stessa, ossia in quanto si distingue da quella animale. La natura specificamente umana è fatta di centralità e di totalità e, perciò, d’oggettività, questa essendo la capacità d’uscire da se medesimi e quella di concepire l’assoluto.